Come nasce una community online? L’analisi su Twitter di #senzadime

Ad un mese dalle elezioni, una delle notizie più significative che ha riempito le cronache politiche e alimentato i retroscena dei giornali è stato la mobilitazione digitale che ha portato l’hashtag #SenzaDiMe tra i trend topic di Twitter.

#SenzaDiMe fa la sua comparsa sul web a due giorni dal voto, quando il risultato si configura in modo definito e si iniziano a ipotizzare le possibili alleanze. Nel racconto giornalistico il grande sconfitto della tornata elettorale sembra essere il PD, eppure, tra le possibilità per uscire dallo stallo, si fa avanti la prospettiva di una alleanza tra questo e il M5S. La risposta della base del PD sembra arrivare dai social media, in particolare da Twitter. I giornali, come sempre più spesso accade nelle dinamiche di newsmaking al giorno d’oggi, rilanciano a gran voce questa mobilitazione, amplificandone la portata.

Ma cosa c’è davvero dietro l’hashtag #senzadime? Si tratta di una vera mobilitazione o di una bolla creata in modo artificioso dietro le quinte dei partiti? Nessun giornale, nonostante ormai lo scenario di diffusione dell’informazione sia sempre più spostato sul terreno digitale, sceglie di andare a fondo. Memori della vicenda #Alfanodimettiti ci abbiamo provato noi con i nostri script e i tool di social media monitoring.

#SenzaDiMe: la diffusione dell’hashtag

Analizzando i flussi di conversazioni su Twitter siamo riusciti a rintracciare il momento topico, che dà il via all’impennata nella diffusione:

Da questo momento in poi l’hashtag si diffonde a macchia d’olio. In una settimana (dal 4/03 al 10/03) l’hashtag viene utilizzato 91.900 volte su Twitter.

 

Cosa si nasconde dietro questo hashtag? Per scoprirlo abbiamo sviluppato un’analisi qualitativa sui 20.000 tweet prodotti nella settimana dal 4/03/18 al 10/03/18, ordinati secondo un criterio di engagement (somma di preferiti, retweet e commenti). Abbiamo poi ristretto il campione agli autori geolocalizzati in Italia, per arrivare ad un insieme di 17.924 tweet e 5.660 utenti singoli.

Già da questi dati intuiamo che la partecipazione al trend è abbastanza diffusa e sembra distribuirsi in maniera costante e continuativa nei vari giorni.

Un’altra evidenza interessante è la distribuzione sul territorio. Dalla geolocalizzazione dei tweet emerge una distribuzione spalmata su tutto lo stivale, con una concentrazione nelle aree metropolitane di Milano, Firenze, Bologna e Napoli. Se i picchi di produzione dei messaggi sono inevitabilmente condizionati dalla densità di popolazione di quelle zone, che si riflette sul numero di utenti attivi su Twitter, va rilevato senza ombra di dubbio che l’hashtag interessi quasi tutta la penisola.

Se indaghiamo la tipologia di UGC prodotti, rileviamo che circa il 71% dei contenuti è composto da retweet. Rapportato alle caratteristiche endemiche di Twitter, che ha una cronica difficoltà a far crescere il numero dei suoi utenti attivi, il 30% di contenuti originali rappresenta un indice di interesse e proattività di tutto rispetto da parte della platea di utenti.

Chi sono gli utenti che hanno utilizzato l’hashtag #senzadime?

Proviamo ora a rispondere al vero dubbio legato a #senzadime: possiamo considerare gli utenti che hanno utilizzato l’hashtag in qualche modo associati all’elettorato del PD? Per sciogliere ogni dubbio abbiamo profilato gli utenti coinvolti in queste conversazioni.
Allo scopo di definire un campione di tweet rilevanti e influenti abbiamo costruito un cluster con i tweet che avessero almeno un engagement di 10 azioni sul contenuto.  Abbiamo, quindi, ricavato un cluster di 526 tweet. Il campione così costruito ha rivelato la partecipazione di 352 utenti singoli (che da qui in avanti definiremo “influenti”) su cui abbiamo operato una profilazione, indagando le biografie associate all’account e analizzando i tweet selezionati rispetto al criterio suddetto di engagement (nel caso in cui la biografia non presentasse riferimenti abbiamo indagato il profilo su Google e Wikipedia). Il primo elemento utile all’indagine sui profili è la data di apertura degli account in esame. Su 352 profili analizzati soltanto il 3% (11 profili) risulta iscritto a Twitter nel 2018. L’anno di iscrizione più presente è, invece, il 2012 con ben 78 profili (22%), seguito dal 2011 con l’attivazione di 60 profili (17%). Una platea, dunque, abbastanza datata che arriva fino al 2007.

Il nostro principale interesse era capire se i partiti e i profili ad essi collegati, che in altri tempi avremmo facilmente etichettato come “base” di un partito, avessero influito nella diffusione nella viralizzazione dell’hashtag. Abbiamo, dunque, clusterizzato il nostro campione in tre categorie:

  • politici: tutti coloro che dichiaravano l’appartenenza ad un partito, ad esempio i tesserati, o ricoprissero un ruolo ufficiale (consigliere, membro direzione, deputato ecc)
  • media: tutti gli account riconducibili a testate giornalistiche e/o siti web, intese come entità e non come persone fisiche (dunque l’account ufficiale del giornale X o della trasmissione Y)
  • utente comune: tutti gli altri profili

Quali sono i profili più influenti?

Solo il 6% degli utenti influenti (21 user) era direttamente riconducibile ad un movimento politico, mentre il 93% apparteneva a coloro che abbiamo categorizzato come “utenti comuni”. Sottolineiamo che in quest’ultima categoria abbiamo fatto rientrare anche i profili che avevano uno spiccata e dichiarata preferenza politica, al punto da configurarsi come un vero e proprio gruppo di sostegno, ma a cui non era possibile attribuire alcun ruolo ufficiale nell’ambito delle organizzazioni partitiche (ad esempio: @PensieroDem_, @renziani, @MPenikas etc.). Profili di questo tipo rappresentano, comunque, una esigua minoranza. Nel cluster degli “utenti comuni” appena l’1,6% dei profili presenta queste caratteristiche. La sottocategoria più significativa è quella dei giornalisti/blogger che arriva al 9%.

Tra gli autori più influenti troviamo: Andrea Cerri @andr900, Vttorio Zucconi @vittoriozucconi, Eugenio Cardi @eugeniocardi.

Questo il post con engagement più alto in assoluto nel nostro campione:

Quanto conta il Movimento 5 Stelle?

Un’altra proprietà che abbiamo indagato, all’interno del nostro cluster di profili “influenti”, è la percentuale di account riconducibili al M5S. Ci premeva capire quanto questo trend d’opinione appartenesse all’elettorato del PD e quanto invece, il dato aggregato potesse risultare alterato o condizionato dall’eventuale presenza di community stellate particolarmente attive. I 5 stelle hanno negli anni costruito il proprio consenso lavorando principalmente sulla rete, con grande capacità di networking con una, ormai riconosciuta, capacità di inserirsi nelle conversazioni online e di imporre l’agenda, costruendo spesso frame dal basso. Rispetto all’intero campione di utenti, i profili che si dichiarano pentastellati risultano in questo caso essere una esigua minoranza, meno del 4%.  Complessivamente sono appena 47 (meno del 9%) i tweet in aperto contrasto con l’elettorato democratico. La loro posizione tra l’altro è irrilevante ai fini del dibattito politico sviluppatosi sotto l’hashtag. I pochi contributi all’arena digitale non entrano davvero nel merito della discussione ma si configurano come azioni di trolling, volti ad aggredire politicamente gli avversari o a ironizzare i rappresentanti politici democratici.

Il risultato della profilazione sembra, dunque, restituirci un quadro di un movimento di opinione abbastanza partecipato, molto lontano dalle dinamiche proprie di un bot con un’elevata partecipazione di simpatizzanti democratici, potenziali elettori, non riconducibili però ai circuiti dei “professionisti “ della politica, in senso tradizionale. La grande diffusione dell’hashtag, quindi, è stata certamente condizionata dall’aver attirato da subito le attenzioni di vari opinion leader e influencer della sinistra, che hanno spinto #senzadime verso la scalata dei trend topic.
Basti pensare che da soli, i primi 10 profili più influenti, nella settimana in esame, hanno ottenuto una reach media di 67.700 visualizzazioni per ogni mention dell’hashtag.

Anche analizzando la parte del campione meno proattiva, cioè con la più alta percentuale di retweet sul totale dei contenuti prodotti sull’hashtag, dunque un campione costruito su uno schema di comportamento potenzialmente più facile da riprodurre in modo artificiale, il risultato sembra comunque allontanare lo spettro del bot. I profili coinvolti, ordinati in modo decrescente per percentuale di retweet sul totale dei contenuti prodotti (a partire da @LetiziaGargiulo primo profilo col 97% di retweet)  risultano anch’essi abbastanza  rilevanti con una certa anzianità d’iscrizione al social media e basi fan abbastanza consistenti (per i primi 20 di questo raggruppamento la media della base follower è di 1188 follower

Anche ordinando per numero assoluto di retweet, le caratteristiche del cluster restano simili, con una media di 1024 follower tra i primi 20.

Quali sono i temi trattati?

Abbiamo inoltre notato che la diffusione di #senzadime, anche se inevitabilmente affievolitasi nel tempo, è rimasta continua nelle settimane successive. Molti dei profili analizzati, in conseguenza dell’attenzione mediatica ottenuta dall’hashtag e dei dubbi circa la genuinità della sua diffusione, hanno proseguito con un suo utilizzo consapevole, configurandolo come un vero e proprio slogan identificativo, per chi si riconosceva in questa sensibilità. Abbiamo rilevato frequenti modifiche ai nickname, alle biografie e alle copertine dei profili twitter, con l’inserimento dello stesso hashtag come segno di un’appartenenza comunitaria.

Abbiamo così deciso di analizzare le co-occorrenze tra gli hashtag utilizzati per tarare una prima bussola dei topic correlati più discussi da questo pubblico. Questo è il risultato per i primi 50 temi rilevati, una fotografia che ci dà un orientamento sui macrotemi dei tweet.

Volendo rapportare questa dinamica all’universo delle formazioni sociali esperibili negli ecosistemi digitali, possiamo dire che #senzadime nasce per aggregare una “folla virtuale”, rispetto ad una specifica contingenza e ad una condizione di forte emotività (lo smacco elettorale subito dal Pd e sentito dagli utenti più politicizzati), ma che anziché disperdersi, una volta raggiunto l’obiettivo, cioè la “notiziabilità” dell’evento in chiave mediatica, si stia modificando lentamente in qualcosa di più vicino al concetto di una community, con un maggior grado di consapevolezza. Quanto questo percorso sia robusto e quanto destinato a spegnersi, ce lo dirà il tempo o una più approfondita content analysis. Quello che è evidente è che ormai la militanza politica sta assumendo forme molto lontane dai classici paradigmi cui i politici erano abituati a relazionarsi e chi vuole fare politica attiva, costruire consenso e intercettare bisogni e interessi dei propri elettorati, deve far i conti con queste nuove dinamiche.

Per scoprire la classifica degli utenti più attivi ed avere un approfondimento dei dati analizzati, scarica la nostra infografica.


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Analisi svolta in collaborazione con Davide Mannina

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