Utilizzare la geolocalizzazione dei contenuti per prevedere la distribuzione dei trend virali

Utilizzare la geolocalizzazione dei contenuti per prevedere la distribuzione dei trend virali Il futuro del targeting per la pianificazione di campagne digital si dirige senza dubbio verso le analisi predittive dei dati. Le previsioni si basano su comportamenti dei consumatori, contesto e applicazioni degli strumenti di analisi. Strumenti che, sebbene da un lato possano potenzialmente aiutare moltissimo i marketer, dall’altro lato sono molto costosi e richiedono una mole enorme di dati (i famosi Big Data) che non sempre è disponibile, senza contare la potenza di calcolo spaventosa. Tutti questi elementi li rendono difficilmente accessibili se non ci chiamiamo Google (sono sicuro che avevate subito pensato a Google Trend, ma non stiamo parlando proprio della stessa cosa). Partiamo però dall’idea che sia possibile ridurre in scala l’analisi e sfruttare le potenzialità dei contenuti condivisi spontaneamente dagli utenti per prevedere trend e fenomeni virali del futuro (più o meno prossimo). I nostri partner del Centro Studi Etnografia Digitale, insieme ai ricercatori dell’università di Siena hanno trovato la soluzione in un tool accessibile a tutti, proprio perché analizza dei dati che sono lì e quasi aspettano di essere analizzati. Da parte nostra ci siamo subito interessati, perché le potenzialità a livello di raccolta di insight sul pubblico di riferimento sarebbero davvero immense. Come primo esperimento hanno pensato bene di analizzare il fenomeno virale per eccellenza: l’influenza.

Il metodo

Il progetto aveva come scopo quello di evidenziare le potenzialità dei famigerati UGC nell’individuazione di aree più sensibili di altre, in una misura tale che possano essere coinvolte o interessate per prime da un determinato fenomeno. Nel caso specifico si trattava dei sintomi influenzali anticipati dagli utenti, ma l’analisi è potenzialmente applicabile a qualunque oggetto, a patto che ci sia una quantità sufficiente di contenuti. Il primo passo è stato scaricare, attraverso un software completamente fatto in casa dal Laboratorio Ladest dell’Università di Siena, ben 5000 tweet contenenti le parole influenza, febbre, tosse, raffreddore pubblicati tra agosto e novembre 2013. Successivamente su questi contenuti sono state svolte tre analisi: 1) Conteggio dei tweet divisi per area geografica di provenienza e per momento di invio 2) Monitoring dei picchi statistici 3) Analisi qualitativa dei tweet inviati nei momenti corrispondenti ai picchi

Risultati

A parte le analisi quantitative, che possono essere svolte con diverse tecnologie già presenti sul mercato (che si tratti di Big data o meno), il punto più interessante è proprio il dato qualitativo: la maggior parte dei tweet riguardanti i sintomi influenzali veri e propri sono stati inviati in corrispondenza dei picchi di frequenza. Viene da chiedersi se a questo punto un’analisi del genere possa essere applicata per predire i trend futuri. Utilizzare la geolocalizzazione dei contenuti per prevedere la distribuzione dei trend virali Generalizzando il discorso per fare degli esempi, si potrebbe aggiungere la variabile geolocalizzazione incrociando gli hashtag con l’area da cui provengono e verificare se un trend è associato/associabile ad altri fenomeni, oppure aggiungere addirittura il sentiment, utile a comprendere se il trend è più o meno forte in alcune zone piuttosto che in altre. Quello che ci interessa ovviamente non è il dato numerico individuale, ma il vantaggio di poter utilizzare gli utenti come “sensori” per monitorare i trend in tempo reale, o addirittura prevederli, semplicemente seguendo il medium che utilizzano senza ricorrere a sofisticati e costosissimi software di analisi dei Big Data (dove in realtà, i Big Data non ci sono affatto). Siamo come sempre interessati alle vostre opinioni e le critiche (costruttive, si capisce) sono ben accette.

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