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7 ragioni per cui Facebook, Twitter, Pinterest (e gli altri) non funzionano per il tuo brand

Sembra strano, eppure ci sono. Le ha individuate e formalizzate Jay Denhart, brand manager & editor di Culturalfuel in un brillante post del 31 maggio scorso. Denhart pone l’accento su una questione fondamentale: i social media rappresentano la novità più forte nel campo della comunicazione contemporanea e del consumo post-moderno, tutti sono sui social ma.. i social sono per tutti?

E’ vero l’audience dei social media oggi spende quasi più tempo davanti ad un pc che davanti alla tv (fonte, slide 25), è possibile entrare in contatto con nicchie di mercato difficili da individuare prima dell’avento dei social network, con un investimento attento in paid media (facebook ads, google display network, google ad words, sponsored post) si è pressoché certi di riuscire a mettere al corrente un dato target, potenziale, della nostra campagna, al fine di alzare il più possibile le probabilità di successo. C’è un però.

Tutti i brand hanno un’anima social?

Secondo Jay Denhart prima di avviare una campagna di comunicazione social media oriented bisogna porsi, e trovare una risposta convincente, ad almeno 7 domande per capire se effettivamente il nostro brand può trarre vantaggio dai social. Le riporto di seguito con un commento personale:

1. Do we have anything to say?/Abbiamo qualcosa (di interessante) da dire?
Tutti i brand di successo hanno uno scopo, e questo vuol dire conoscere cosa il nostro brand ha in comune con fan, follower e i propri consumatori. Se non si hanno le idee chiare su cosa comunicare, si corre il rischio di aprire profili sui social in cui se la si canta e suona da soli.

2. Do we know what content turns on our fans?/Sappiamo cosa colpisce l’attenzione dei nostri fan?
E’ sempre utile, magari prima di creare una strategia, compiere un’analisi netnografica ricercando insight utili ad individuare gli argomenti caldi riguardanti il brand. Fondamentale è capire a cosa i fan sono più sensibili, a fronte di ciò che gli interessa meno.

3. Is our content really social?/I nostri contenuti sono sociali?

Secondo Denhart c’è differenza tra un contenuto che condivide valore e qualcosa che è solo utile per noi. In posti come Pinterest e Facebook, il trend attuale vede molti utenti condividere contenuti cool/smart/hilarious. Se tutti i contenuti parlano soltanto di quanto intelligente è il nostro brand, ben presto parlaremo da soli. Ci troveremo in un ambiente totalmente conversazionale, dove l’utente si sente in diritto e in dovere di esprimere ciò che pensa. Più importante di cosa ha da dire il brand, è cosa vogliono sentire e dire gli utenti. Stay social!

4. Does our Brand have a personality?/Il nostro brand ha una personalità?
Dobbiamo distinguerci. Così come alla radio siamo in grado di riconoscere la nostra rock star preferita, un utente deve riconoscere il nostro stile ovunque sarà comunichato in rete. Sempre secondo Denhart (e mi trova d’accordissimo), Pinterest è un esempio lampante di social network che prospera sulla capacità degli utenti di imporre il proprio stile attraverso le immagini.

5. Are we willing to get a few knocks on the head when we deserve them (and sometimes when we don’t)?/ Siamo disposti prendere botte in testa quando ce le meritiamo (e anche quando non ce lo meritiamo?)
Questo è forse uno dei punti più importanti proposti da Denhart. In un ambiente pubblico, dove la comunicazione è many-to-many, tutto è sotto gli occhi di tutti e il “pericolo” è dietro l’angolo. Casi eclatanti come Groupalia, Prenotable, BruxSport, e il più recente RTL 102.5 ( qui un ottimo articolo di nonconvenzionalmente sul caso), dimostrano che se si entra in contatto con il pubblico non è più possibile tornare indietro. Può capitare di sbagliare e di essere bersagliati da critiche. Può capitare di fare le cose per bene, e ricevere lo stesso delle critiche. Quindi…

6. Are we staffed and set up to respond?/Siamo preparati e pronti a rispondere?
Strettamente collegato al punto 5. Se non siamo pronti e preparati a rispondere a dovere non è ancora il momento di entrare in scena; o prendiamo in considerazione l’idea di affidarci a professionisti.

7. Do we know what success looks like?/Sappiamo riconoscere il successo?
Il marketing, di qualsiasi tipo, ragiona per obiettivi. Che si punti al branding, o alla vendita, l’importante è tracciarli all’inizio per conoscere un punto di arrivo. Fermarsi a valutare i risultati, cambiare se serve e ripartire. Il social media marketing è una giostra che una volta avviata deve continuare a girare. Preoccupiamoci di avere sempre abbastanza gettoni.

(l’articolo originale di Jay Denhart qui).

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