20 Febbraio 2024
20 Febbraio 2024
Ai frequentatori più assidui di X non sarà sicuramente sfuggito l’hashtag Influcirco (un gioco di parole tra “influencer” e “circo”) che periodicamente sale in tendenza. Ma cosa si cela dietro questo hashtag e per quali scopi viene utilizzato? Abbiamo analizzato il fenomeno per comprendere i significati e le dinamiche di una community che si palesa da subito come un gruppo coalizzato con una mission ben precisa.
Il declino di fiducia e credibilità degli influencer può essere attribuito a diversi fattori che si sono manifestati nel corso del tempo. Partendo da un eccesso di pubblicità e sponsorizzazioni senza alcun legame con il proprio pubblico, dalla mancanza di trasparenza e dalla manipolazione delle immagini, fino ad arrivare agli scandali e ai comportamenti eticamente discutibili: gli influencer hanno aperto le porte a fenomeni come il #deinfluencing, di cui vi abbiamo parlato in un precedente articolo, e il #debunking.
L’Hashtag #Influcirco è diventato un palcoscenico digitale per un gruppo di utenti che esprime il proprio disappunto rispetto a l’immeritata fama di alcuni influencer. Ogni giorno si smontano, si analizzano e si smentiscono le parole degli influencer più noti.
C’è chi lo definisce un “gruppo particolarmente attivo che alimenta la gogna mediatica perpetua” nei confronti delle influencer, chi li definisce come un insieme di attivisti che vogliono porre l’attenzione su un fenomeno preoccupante che è completamente avulso da logiche di regolazione (quello dell’influencer marketing, appunto). Qualsiasi sia la lettura del fenomeno è innegabile che l’hashtag #influcirco, che da alcuni mesi viene utilizzato su X, è un elemento indicativo del declino di fiducia e credibilità iniziato ancora prima dello scandalo Balocco ma esploso proprio in quell’occasione.
Che si tratti di ex ammiratori, utenti che credevano di aver trovato una connessione durante la solitudine della pandemia, ex seguaci traditi da comportamenti eticamente discutibili, o semplicemente di persone stanche della notorietà immeritata di alcuni influencer, una cosa è chiara: questi utenti, trasformati in critici, sono delusi. Ed è proprio questa delusione che li spinge a seguire gli influencer che sembrano disprezzare, al fine di evidenziarne le lacune e le luci d’ombra, dissezionando ogni post, ogni dichiarazione e ogni azione.
In poche parole, in questo circo degli influencer, i riflettori sono puntati sui critici, non sugli artisti.
La community coinvolta nell’utilizzo di questo hashtag è particolarmente competente sulle dinamiche che vengono adoperate per la valutazione degli influencer e dimostra di saperle gestire ed indirizzare a proprio vantaggio. Del resto, l’utilizzo dell’hashtag anagramma impedisce agli utenti di contribuire alla fama, immeritata, dei suddetti influencer, pur lasciando lo spazio per la crescita della discussione critica.
C’è l’Estetista Cinica, l’imprenditrice del beauty Cristina Fogazzi, che diventa #civicbeautician, con due milioni di follower, Paola Turani, modella e influencer di professione è #taolapurani, la digital media strategist, Veronica Benini la Spora, diventa #sp0ra, #viuliagalentina per Giulia Valentina, #bimanenati per la fotografa Nima Benatii e così via.
Per approfondire quello che appare come una protesta principalmente legata alla rete, il nostro dipartimento di analisi ha monitorato l’hashtag #influcirco su X.
L’intento è stato quello di capire il fenomeno, come si posizionano gli utenti che animano il discorso su #influcirco, quali sono gli aspetti più criticati, quale è la dimensione e la struttura del gruppo di utenti interessato.
I contenuti oggetto di indagine, rilevati attraverso il tool di social listening Digimind, sono relativi all’arco temporale compreso tra il 10-20 gennaio 2024 e constano di 1.012 tweet, suddivisi: tra 451 tweet originali + 561 retweet.
La TOP 3 dei repost più popolari del periodo verte sul caso Ferragni, e su personaggi vicini all’influencer:
Nonostante la valenza estremamente critica nei confronti dei soggetti interessati, la centralità della voce degli influencer risulta ancora evidente. Sono infatti le azioni e le dichiarazioni degli influencer il nodo principale che muove e anima il gruppo. L’analisi dei contenuti supporta tale evidenza.
Come dimostra il grafico, oltre il 70% dei contenuti hanno come soggetto la figura di un influencer definito, mentre solo il 20% si concentra sulla figura dell’influencer in generale e sul suo ruolo nel sistema mediatico.
Dalla classifica si evincono già gli argomenti del discorso, tuttavia l’utilizzo di determinati hashtag viene spesso fatto non solo per contestualizzare il proprio contenuto in maniera precisa per riferirsi ad un determinato influencer o vicenda che lo riguarda, ma anche per entrare nel flusso delle conversazioni ed esprimere una opinione più generale sul mondo degli influencer.
La posizione di chi, attraverso l’hashtag #influcirco, critica la figura dell’influencer, definendola inutile e dannosa, pesa molto (l’accezione negativa dell’hashtag ci poteva già far prefigurare questo) eppure il 14% dei contenuti (sommando la % di opinioni positive a quelle che non esprimono una posizione) ha una posizione discordante o comunque non negativa.
L’immagine che emerge, anche attraverso il racconto mediatico della comunità che si raccoglie attorno all’hashtag #influcirco, è quella di una comunità compatta, molto organizzata e attiva, che è unita da un profondo dissenso nei confronti delle influencer.
La mappa del network qui analizzata è composta da cerchi colorati (nodi) che riproducono gli account coinvolti nel discorso e da linee curve (ponti) che riproducono una relazione di retweet o mention tra account.
Le misure della comunità #influcirco indicano una struttura coesa, composta da 614 nodi, di cui 610 fortemente connessi tra loro e 13 periferici nel discorso (ovvero che hanno sviluppato relazioni con pochi altri account presenti nel grafo).
Su 614 account solo 38 sono centrali rispetto al gruppo (misura di Betweenness Centrality), di questi “influencer del discorso contro gli influencer”, abbiamo studiato le pubblicazioni e la bio su X, al fine di valutare se fossero attivi principalmente sul tema influcirco, se i proprietari degli account si definiscono attivisti/membri della comunità nella bio di X (nodi rosa), o se le pubblicazioni su questo tema si accompagnano ad altri interessi e argomenti (nodi viola).
Per la maggior parte dei casi la risposta è NO. Gli account non sono stati creati per portare avanti il discorso su #influcirco. Si tratta di utenti attivi e account organizzati che postano sistematicamente ma non in riferimento ad un solo tema. Profili spesso attivi anche su tematiche di attualità, molti dei quali di un certo spessore, che denotano una conoscenza della piattaforma e dei mezzi di comunicazione. Le loro conversazioni non possono essere ridotte a banali messaggi postati da hater; al contrario, sono spesso critiche articolate e ben argomentate. In generale, non viene meno la critica all’influencer marketing in sé, ma il discorso resta concentrato su situazioni che coinvolgono attori specifici (es. pandoro gate).
Il conclusione, il fenomeno #influcirco non è la prima e non sarà decisamente l’ultima, rappresentazione di un patto, quello tra l’utente e l’influencer, che nel corso del tempo si è spezzato, o forse si è solo modificato, perché anche da “antagonisti” gli influencer continuano ad avere un’influenza.
Resta particolarmente interessante il tentativo di utilizzare la stessa grammatica dell’Influencer marketing con l’obiettivo di lederne la veridicità o, quantomeno, gettar luce sulle sue zone d’ombra al fine di porre in evidenza, e in alcuni casi esasperare, la diminuzione della fiducia da parte del pubblico, una fiducia che appare ormai chiaro, essere sempre più rara e preziosa.
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