Olio di palma: come impattano sui brand le opinioni dei consumatori [Ricerca Netnografica]

L’olio di palma è un argomento fortemente discusso in rete. Fa male alla salute? Fa male all’ambiente? I consumatori chiedono a gran voce chiarezza e maggiori tutele ai produttori alimentari.

La questione legata alla presenta tossicità di questo olio vegetale esotico è balzata agli occhi dell’opinione pubblica più di un anno fa quando è andato in onda, durante la trasmissione Report di RAI 3, un servizio dedicato all’olio di palma, nel quale si mostrava minuziosamente il suo impatto sull’ambiente e sulla salute umana, ma utilizzatissimo nell’industria alimentare italiana e nello specifico nei prodotti da forno come biscotti, brioche e cracker.

La portata dell’evento e del servizio è stata tale da far aumentare vertiginosamente la sensibilizzazione dei consumatori sul tema, con dichiarazione di boicottaggi dei brand che ne fanno utilizzo e l’appello diretto a questi ultimi per rimuovere l’ingrediente dai loro prodotti.

Basta una semplice occhiata alla timeline di Google Trends relativa alle ricerche sull’argomento per rendersi conto del crescente interesse che si è propagato sul Web, a partire dalla messa in onda del servizio televisivo.

Google Trends_Oliodipalma

Olio di Palma: il trend delle ricerche su Google

Le discussioni sull’olio di palma oltre ai forum di alimentazione e nutrizione hanno trovato nuovi spazi di proliferazione sui social network, dove i consumatori citano in causa i brand, si rivolgono direttamente ad essi avanzando richieste attraverso i loro canali ufficiali di comunicazione. Le conversazioni non sono, quindi, chiuse in ambienti digitali di nicchia ma sono pubbliche e alla mercé di altri utenti, che pur non avendo piena consapevolezza della questione vengono emotivamente coinvolti da chi solleva dubbi, chiede informazioni o in casi estremi inneggia al boicottaggio.

Diversi brand di fronte alle innumerevoli richieste hanno deciso di ascoltare i consumatori e di rinnovare la propria produzione, sostituendo l’ingrediente incriminato con alternative più sostenibili. Tra questi Plasmon, che è recentemente salito alla ribalta per aver saputo canalizzare le feroci critiche dei consumatori (specialmente mamme) in modo positivo, impostando un’efficace campagna di comunicazione per divulgare la scelta dell’azienda di eliminare l’olio di palma dai suoi prodotti. Il claim #TiAbbiamoAscoltato di Plasmon è un esempio paradigmatico di social media marketing e di come l’ascolto della rete si possa coniugare tanto a strategie di comunicazione quanto a innovazioni di prodotto.

Pochi giorni fa anche Coop ha annunciato di aver sospeso la produzione di alimenti che contengano olio di palma, con il proprio marchio. La decisione della catena di supermercati è arrivato dopo la pubblicazione del dossier di Efsa, l’autorità europea per la sicurezza del cibo, in cui si evidenzia la presenza in questo alimento di alcuni composti contaminanti, pericolosi soprattutto per i bambini.

Spinti dalla curiosità di scoprire quali sono i brand coinvolti nella polemica, come si sono comportati i consumatori con essi e quali sono state le risposte delle aziende, abbiamo deciso di entrare in profondità nella questione con un’analisi netnografica, volta a scoprire che forme ha assunto il dibattito sui social network e cosa è scaturito dal confronto produttori/consumatori.

Scarica il paper con la ricerca completa!


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