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Spammer, Troll e Fake: come (ri)conoscere gli utenti di una community?

Nell’ultimo approfondimento sul Community Management, abbiamo iniziato a prendere confidenza con il Community Listening, e con la rilevanza che quest’attività può avere nel massimizzare i risultati della digital strategy. Ci siamo soffermati sugli aspetti quantitativi del processo mentre oggi ci focalizzeremo sugli aspetti qualitativi. Se in prima battuta ci siamo chiesti: “Quante azioni fanno i nostri utenti?”, la nuova domanda è “Quali azioni fanno?”.

Trollo ergo sum

Se la prima clusterizzazione proposta, indaga il grado di attività degli utenti e si basa sul numero di interazioni degli stessi (classificazione degli utenti in dormienti o attivi), la seconda ha il suo focus sul comportamento. Tale classificazione non esclude la prima ed è uno strumento potente per interpretare le dinamiche utente-utente e le relazioni che si vengono a creare. Entriamo nel merito, con un elenco analitico delle principali categorie che possiamo riscontrare in una community:

Di seguito un esempio di tabella, per suggerirvi un possibile modus operandi:

Community Management: tabella di classificazione degli utenti
Community Management: tabella di classificazione degli utenti

 

Perché è utile profilare gli utenti?

Profilare una community è un’operazione di rilevanza strategica.

Dal punto di vista delle opportunità individuare influencer all’interno della community, può farvi ottenere notevoli vantaggi competitivi nelle vostre azioni di branding. Dal punto di vista dei rischi, perdere di vista i soggetti  “pericolosi” significa lasciare che siano gli altri utenti a trovarli e quando accade, il danno è fatto:

a). gli utenti protestano, aggrediscono il disturbatore, alzano i toni e “sporcano” il thread (regalando un’immagine pessima alla community);

b). abbandonano la community (e una community meno è frequentata meno “vale”anche in termini economici);

c). attribuiscono a voi (e voi siete il brand) la responsabilità di quello che sta accadendo.

Non occorre pensare che queste dinamiche, anche se apparentemente simili a beghe di un condominio virtuale, siano “altro” dal business dell’azienda o brand di cui curate gli interessi. Immaginate di voler vendere uno spazio banner all’interno della vostra community verticale. Secondo voi una community con 10 accessi al giorno e un’altissima frequenza di rimbalzo avrà lo stesso prezzo di una community con 1.000 accessi al giorno e un elevato tempo di permanenza?

Il dibattito è aperto, aspettiamo i vostri commenti (purché non siate flamer!).

 

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