Twitter Advertising? Bello, ma rimandato a settembre

La scorsa settimana ho seguito, come tantissimi, il webinar #TwitterAcademy, tenuto dai responsabili italiani per l’advertising di Twitter, Federico Paderni e Riccardo Scotti. I ragazzi di Twitter Advertising ci hanno spiegato le potenzialità della piattaforma, illustrato il suo funzionamento e presentato gli immancabili casi di successo. Il punto saliente era la possibilità di creare un vero e proprio ecosistema intorno al brand, collegando tutto a Twitter.

Twitter Advertising? Bello, ma rimandato a settembre.

Penso non ci sia bisogno di partire da cos’è Twitter, se state leggendo questo post dovreste saperlo, ma è interessante “dare i numeri” ufficiali del social network cinguettante. La crescita è sostanziosa: gli utenti attivi, sia da desktop che da mobile, sono diventati 200 milioni al mese (il doppio rispetto allo scorso anno), e twittano circa 400 milioni di contenuti al giorno (+60% sul 2012).

Purtroppo non ci sono dati ufficiali riguardanti l’Italia, ma verrebbe da considerare l’opzione di iniziare a fare pubblicità anche su Twitter, anche perché la piattaforma di analytics è notevole (e aperta a tutti gratuitamente, anche se ora possono utilizzarla solo tutti gli account residenti in USA e gli account extra-USA che hanno già svolto campagne).

Twitter Advertising? Bello, ma rimandato a settembre.

Anche i formati di inserzioni sembrerebbero avere molte potenzialità: si possono sponsorizzare gli account, i tweet e i trend topic, con formula di pagamento per ogni follower (per gli account), engagement (per i tweet) o per 24 ore (per i trend topic, con una cifra fissa).

Twitter Advertising? Bello, ma rimandato a settembre.

In effetti però la cosa che mi ha sorpreso maggiormente in positivo è  il livello impressionante di targeting possibile: a occhio e croce mi sembra paragonabile a quello di Google Adwords (per alcuni sarà una bestemmia, ma tant’è). Ci sono 250 tra categorie e sottocategorie di interessi, oltre alle classiche limitazioni per dispositivo, parole chiave, area geografica o per account simili.

Veniamo ahimè ai punti dolenti, per i quali non mi sento di promuovere subito la piattaforma:

  1. Probabilmente è solo questione di tempo, ma per ora l’unico modo di fare advertising su Twitter è passare per il team apposito, niente self service e pagamento con carta di credito.
  2. Costi non proprio bassissimi: l’investimento di partenza è di 15mila euro dilazionati su tre mesi. Facendo due conti in unità standard (CPM ad esempio) sarebbero anche convenienti, ma l’investimento minimo cospicuo rappresenta una bella barriera all’entrata: dal punto di vista di un piccolo investitore (l’inserzionista medio di Facebook, tanto per prenderne uno tra i concorrenti) le cifre sono quasi proibitive.
  3. Dal punto di vista delle agenzie, non si può ancora attivare un account da centro clienti, ma bisogna gestire gli annunci direttamente dal pannello di controllo dell’account di riferimento. Questo può creare problemi in caso di cambiamenti di gestione.

My 2 cents: è una soluzione che sicuramente proporremo ai nostri clienti, in un futuro prossimo. Aspettiamo il self service, o quanto meno gli account da centro clienti.

 

N.B.: Le immagini sono di proprietà di Twitter

Fatevi
sentire.

La vostra crescita parte da qui. Senza obblighi, senza bisogno di dettagli, iniziamo a conoscerci. Scriveteci e vi contatteremo, pronti ad ascoltare. E a proporre. Scoprirete cosa Viralbeat può fare per voi.